Fonte dell’articolo silvestrini.org
Io non sono venuto da me.
«Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». La logica con cui alcuni nel vangelo di oggi si interrogano su Gesù, assomiglia molto a certe nostre deduzioni che suonano così: “se una cosa è davvero sensazionale allora deve stupirci, se è invece davanti ai nostri occhi allora non è nulla di speciale.” A volte siamo infatti convinti che le cose che contano nella vita ci arriveranno con qualche effetto speciale, ed è questo il motivo per cui ignoriamo invece l’essenziale. A chi non è mai capitato di accorgersi dell’importanza di una persona solo quando questa non c’è più? Gesù sembrava troppo “umano” per poter essere davvero il figlio di Dio. È questo lo scandalo che impedisce a queste persone di non riconoscere la sua divinità, Lui che era vero Dio e vero Uomo. Solo dopo, alcuni hanno ripensato a questa sua umanità, assunta per salvare il mondo, quando era già troppo tardi appunto, come quel Centurione che fece una bellissima confessione di fede, dopo l’ultimo respiro di Gesù sulla croce: davvero costui era figlio di Dio. Questa è la ragione per cui il tentativo di Gesù di spiegare questa cosa risulta invana: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Triste notare subito che la reazione della gente non è la conversione ma il rifiuto, hanno pensieri altrove, cercando chi sa cosa. Il tempo di quaresima è anche un momento opportuno per fare davvero l’esperienza dell’incontro con Gesù, una esperienza che ci cambia la vita.