Fonte dell’articolo silvestrini.org
Elia, Giovanni e… Cristo…
“Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?»”. Nelle letture di oggi appare un elemento in comune cioè tutte e due parlano del profeta Elia. Il nome Elia significa il Signore è il mio Dio. Il compito del profeta è spiegato sotto un triplice aspetto: placare l’ira prima della venuta del Signore, ridare pace e riportare dall’esilio le tribù di Israele. Ma nel Vangelo di oggi Gesù ricorda ad alta voce che il destino di tutti i profeti è quello di non essere riconosciuti nel momento in cui parlano e profetizzano: “Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro»”. Gesù ha piena coscienza del suo triste destino e lo accenna più volte ai discepoli ma la loro mente non è capace di intenderlo. E solo nella conclusione del Vangelo odierno che i discepoli percepiscono come il nome di Giovanni Battista non era Elia ma egli ha svolto il compito di Elia, di essere profeta dell’ultima ora e di preparare il popolo al Regno di Dio, esattamente come emerge nella prima lettura. Purtroppo questa è un’amara verità che, a volte, capiamo l’importanza di qualcuno quando ormai è troppo tardi. Eppure basterebbe essere più semplici, più umili, più pazienti e più leali, per accorgerci che il Signore agisce nella nostra vita mediante cose anche più normali e meno evidenti. Penso che l’avvento sia anche il tempo in cui dobbiamo far pace con un Dio che non ha bisogno di attirare l’attenzione per venire al mondo, ma necessità di un cuore spezzato e umiliato, attento all’essenziale. Amen!