
Fonte dell’articolo silvestrini.org
Il Vangelo, un libro aperto.
Il brano di oggi conclude la narrazione dell’evangelista Giovanni, il discepolo che Gesù particolarmente amava e al quale ha concesso, nell’Ultima Cena, di posare il capo sul suo petto. Egli si definisce giustamente un testimone fedele e veritiero, ma lascia comprendere che la sua opera non è completa. Ci sarebbero volute ancora pagine e pagine da scrivere; occorrerebbe poter penetrare negli stessi misteri di Dio e scrutare nell’intimo del Cristo, uomo-Dio, salvatore del mondo. L’apparente incompletezza, però, contiene un implicito ammonimento per tutti noi: san Giovanni vuole dirci che ciò che né i libri né il mondo possono contenere deve completarsi nella fede e nella pratica della vita di ogni credente. Dobbiamo essere noi, uniti nella stessa fede e membra vive della stessa Chiesa, a completare ciò che, nel nostro corpo, manca ai patimenti di Cristo: quello che Giovanni non poteva assolutamente scrivere nelle pagine del suo Vangelo, perché appartenente all’esperienza viva da consumare nel tempo. Animati e sorretti dallo Spirito, il Vangelo vissuto diventa la nostra storia, la nostra storia sacra, la storia della nostra salvezza.