Fonte dell’articolo silvestrini.org
“Possono forse digiunare quando lo sposo è con loro?”
I farisei si lamentavano che Gesù mangiasse con i peccatori. Nel brano del vangelo di oggi lo si accusa di non digiunare. La risposta di Cristo è significativa: Gesù inaugura il tempo messianico – il tempo delle nozze, già prefigurato dai profeti – che è tempo di gioia. I discepoli non digiunano, perché Cristo è con loro. Questo è per il presente. Ma per il futuro Gesù prevede che “verranno però giorni nei quali lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”. Afflizione e digiuno vanno di pari passo, e la pratica ascetica del digiunare caratterizzerà i giorni nei quali “lo sposo sarà tolto”. Per il tempo che corre tra il momento in cui lo sposo ci viene tolto e il suo ritorno, il digiuno acquista un nuovo significato: non è soltanto pratica di penitenza, è attesa, disponibilità per un più significativo incontro. Così ci sentiamo otri nuovi perché, evidentemente, la gioia del Vangelo è già in noi e in questo senso dobbiamo essere novità per l’ambiente in cui viviamo. E ci sentiamo contemporaneamente otri ancora vecchi – atteggiamento di penitenza – perché nessuno di noi può dire di essere già stato completamente raggiunto dal Vangelo. Nessuno come il cristiano deve continuamente vivere in questi due ruoli: un evangelizzato che evangelizza, e nel medesimo tempo un uomo ancora da evangelizzare. E’ appunto per questo che ascoltiamo la Parola ogni giorno e cerchiamo di far sì che ogni giorno ci dica qualcosa che ci illumini. Ambedue le immagini finali mettono di fronte l’antico e il nuovo. Ora è il tempo del nuovo: effervescente come vino giovane, forte e resistente come panno grezzo. Ha la sua legge propria, la legge della gioia e di una pienezza traboccante. Eh, veramente “beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete e udire ciò che voi udite”.