Fonte dell’articolo silvestrini.org
“Io sono il Signore, non ce n’è altri.” Questa affermazione di Dio ritorna ben quattro volte nella prima lettura di oggi, con essa viene ribadito il protagonismo di Dio nella conduzione della storia. Dio è Signore perché è creatore. Quindi il nostro compito in questa prospettiva è affidarci alla sua grandezza e bontà, riconoscere che solo con lui si è davvero vincitori nel combattimento della vita. “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli”, dice il salmista. Nella vita tutte le voci possono essere importanti ma solo una è la voce del Signore. Egli si presenta come il Dio della misericordia, della verità e della pace. Il vangelo di oggi ci presenta ancora Giovanni Battista, ormai in carcere e quindi non può incontrare Gesù. Ecco perché invia due dei suoi discepoli a dire al Signore: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”. La domanda raccoglie visibilmente il dubbio di Giovanni, forse perché questo Gesù non coincide con l’idea del messia potente che “battezzerà in Spirito santo e fuoco”, un giudice inflessibile che raccoglie il frumento e brucia la paglia. Invece Egli parla ai poveri, s’interessa dei malati, s’intrattiene con i pubblicani e i peccatori, tutto sommato, gente disprezzata. Alla fine del Vangelo di oggi notiamo che “Dio non viene secondo le nostre attese, l’immagine di Dio che Gesù rivela, non corrisponde a quello che attendeva Israele ma neppure a quello che pensiamo noi, che pure siamo figli di una storia impregnata di cristianesimo. Prevale l’idea di un Dio Onnipotente. Abbiamo dimenticato forse la lezione della croce.” Nella missione di Gesù, la guarigione di ciechi, storpi, lebbrosi, sordi, fa parte dell’annuncio profetico, sono i segni visibili della presenza e della potenza di Dio in mezzo al suo popolo. In questo cammino di Avvento, chiediamo la grazia di lasciarci istruire dalla Parola e di camminare sulle orme di Gesù. Amen!