Fonte dell’articolo silvestrini.org
Quel giogo dolce e quel carico leggero…
I poveri, gli sfiduciati, i sofferenti, gli emarginati, i piccoli sono «beati», perché trovano conforto e ristoro in chi solo lo può dare realmente e che per questo è venuto, mandato dal Padre. E perché il suo non apparisse il bel gesto del «grande» che stende la mano verso il miserabile ai suoi piedi, si è fatto egli stesso uno di loro. I poveri si fanno suoi discepoli; i ricchi possono sperare, se guardano in modo doveroso ciò che possiedono. Anche per noi, oggi, la strada è quella: farci piccoli e umili, camminare verso colui che ci vuole salvare. D’altra parte, l’unico modo sincero, autentico, coerente, di attuare la carità verso gli altri è quello di uscire dalla neutralità, di compromettersi a favore e a fianco degli umili. Nella prima lettura vediamo che un popolo che soffre, al quale viene meno la speranza, è un popolo finito. Per tener desta la sua speranza nel tempo dell’esilio, contro atteggiamenti di sconforto, il profeta proclama la grandezza e la fedeltà di Dio. Chi crede in Dio sa che ha un compito da svolgere nella società: quello di rendere migliore l’angolo di mondo che occupa, e lo realizza anche con sacrificio personale. Il salmo 102 è un inno di lode e di ringraziamento che ha le movenze in cantico sapienziale, in un succedersi di attestazioni e sentenze, una più lucente dell’altra, sulla bontà misericordiosa del Signore. Forse anche a te chiede oggi un po’ di misericordia? Oppure di alleggerire a qualcuno quel peso dolce e carico leggero?