Fonte dell’articolo silvestrini.org
Tutti mangiarono a sazietà.
Il tema della moltiplicazione dei pani, preannuncia il banchetto eucaristico al quale sono invitati tutti, ma, con preferenza per i poveri, gli ammalati, i bisognosi, e tutti coloro che aiutano i bisognosi. Tra di essi mettiamoci anche noi. Se andiamo da Gesù con umiltà, consci della nostra miseria, egli ci risana mediante i sacramenti, soprattutto quello della penitenza e dell’eucarestia. Pochi pani e pochi pesci diventano materia di salvezza, di miracolo, di vita. L’ordine di Gesù di raccogliere anche i frammenti ci ricorda il dovere di curare le sfumature, il dettaglio, con attenzione alle piccole cose, che poi sono le uniche che possiamo offrire. Nella prima lettura vediamo che gli invitati di cui ci parla il Vangelo possono andare incontro pieni di speranza a colui che viene. Per loro, per me, personalmente, egli prepara una mensa e mi invita al banchetto. Ogni giorno il Signore ci invita a mangiare il pane della vita, se stesso, dato per la vita del mondo. È un dono personale, ma non esclusivo: sono invitati tutti i popoli. I veri poveri accettano questo invito, perché sanno di essere indigenti e con piena disponibilità accolgono la venuta del Signore. Il salmo 22 è una preghiera di lamento. Pregare nella forma del lamento significa percorrere un itinerario che porta oltre la paura, l’angustia e la lontananza da Dio. Il lamento richiede di dare un nome all’angustia, di darle un volto. In questo antico canto ciò che sottolineerei è soprattutto la dichiarazione di fiducia. Il risanamento inizia là dove c’è la piaga. E là abita anche la fiducia. Per tutti gli indigenti, per noi, che ci riconosciamo tali, pregare nella forma del lamento significa sprigionare la forza della fiducia. Forse il tempo dell’avvento è proprio quello che ci ispira di speranza e di fiducia.