
Fonte dell’articolo silvestrini.org
Gesù parla come uno che ha autorità e le sue parole scuotono e inquietano le coscienze, soprattutto quelle dei capi religiosi del tempo, che vedono insidiato il loro “potere” e il loro prestigio. Davvero la parola di Dio penetra come una spada a doppio taglio e ferisce, se non è accolta con docilità e accolta con amore. Ecco la ragione delle trame che i nemici del Cristo ordiscono contro di lui, obbligandolo a prendere posizione su delicate e controverse problematiche politiche che si agitavano in quell’epoca. Gesù invita alla coerenza i suoi interlocutori ricordando loro che la sudditanza a Cesare è un dato di fatto, dato che accettano la sua moneta. La sentenza finale è di quelle che scultoreamente si sono impresse nella mente di tutti ed è diventata la regola d’oro che armonizza i rapporti tra stato e Chiesa: “rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Rimane comunque sempre vero che bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini. Nessun autorità o scienza umana può, infatti, prevalere su Dio a cui spetta il primato assoluto. I conflitti dei nostri giorni riguardano ancora sostanzialmente gli stessi problemi di sempre: o il confronto con quanto Dio ci ha rivelato o il cammino solitario e pericoloso dei poteri umani che reclamano un’autonomia ed un’indipendenza totale, non tanto dalla Chiesa, ma da Dio stesso.