Fonte dell’articolo silvestrini.org
Beato Simone da Ripalta
Monaco (Memoria silvestrina)
BIOGRAFIA
Nacque a Ripalta, presso Arcevia, nelle Marche, nella prima metà del sec. XIII. Fu accolto nel monastero come fratello converso da S. Silvestro, il quale lo ebbe sempre caro per la semplicità, l’umiltà e lo spirito di orazione. Pur essendo illetterato, spiegò a Silvestro, dietro sua esplicita richiesta, un passo difficile del profeta Geremia. Non si conosce la data della morte. La festa si celebra tradizionalmente il 26 agosto.
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La sua figura è ricordata nella “Vita Sanctissimi Silvestri Confessoris et Mirifici Eremitae” nei capitoli 18-21 dove vengono riportati episodi e miracoli a lui attribuiti. Da questi viene in evidenza una figura semplice e di illetterato ma pieno della grazia divina tanto da essere interpellato dallo stesso San Silvestro per la spiegazione di un passo biblico di estrema difficoltà. [vedi sotto]. Nei capitoli successivi sono riportati altri episodi che evidenziano il carattere contemplativo del Beato; nel Cap 20 dove si narra che un ciliegio si inchina al Beato Simone dopo che egli ne aveva, inginocchiatosi, lodato la magnificenza in modo che “poiché era tutto soggetto al Creatore nell’obbedienza, sembrava che lo stesso Creatore gli obbedisse ad un cenno”. In altre parti si racconta del suo carisma divinatorio quando predice la morte ad una donna (cap 19) o sul suo potere su bestie feroci (cap.21). Il Beato fu ricordato nella Bolla Pontificia di approvazione dell’Ordine del 27 giugno 1248. Il corpo di Simone rimase a lungo nella chiesa di S. Marco di Ripalta e successivamente fu portato segretamente in una chiesa di Serra Santabbondio.
MARTIROLOGIO
A Fabriano, nel monastero di Montefano, il beato Simone da Ripalta di Arcevia, discepolo di san Silvestro abate. Pur es-sendo illetterato, un giorno, illuminato dallo Spirito, spiegò al santo fondatore, che ne aveva fatto richiesta, un difficile passo del profeta Geremia. Il beato Si-mone gode di culto nella diocesi di Senigallia.
DAGLI SCRITTI…
Dalla «Vita del Santissimo Silvestro, confessore e mirabile eremita».
Il B. Simone spiega a S. Silvestro un passo di Geremia
Il santo uomo si abbassò a tale abisso di umiltà che non si lasciava prendere da alcun moto di umana vanità o dalle lodi, ma respingeva qualsiasi onore rivolto alla sua persona con la stessa energia con cui il superbo rifugge da ogni umiliazione. Non solo non riteneva il proprio parere superiore a quello degli anziani, ma lo considerava inferiore a quello di tutti gli altri indistintamente, sentendo in tutto bassamente di se stesso. E se gli capitava talvolta qualche passo oscuro nelle divine Scritture, ricorreva all’orazione o a qualcuno fervente nell’amore di Dio, senza guardare se era a lui superiore o inferiore nella conoscenza delle Scritture.
Una volta, mentre si trovava nel cenobio dell’eremo di Montefano intento a leggere il profeta Geremia, s’imbatté in un passo oscuro ad intendersi, credo perché si rendesse palese la sua umiltà e la santità dell’altro; e, nonostante su di esso passasse parecchi giorni nella preghiera e nella meditazione, non riuscì a capirlo come desiderava. Allora, animato da spirito di umiltà, decise di ricorrere ad un suo discepolo e suddito, un uomo santissimo di nome fra Simone, analfabeta e completamente digiuno di lettere, per ottenere da lui la spiegazione del passo; si diresse così al monastero di Ripalta che distava dall’eremo di Montefano quasi diciannove miglia.
Questo fra Simone era un uomo di tanta santità e purezza che quando diceva qualche cosa, essa, piena com’era di buon senso, non cadeva mai a vuoto. Colto il tempo e il luogo opportuni, il santo uomo gli si rivolge con parole dolci e umili: «Carissimo figlio fra Simone, ti prego in nome di Dio di rivelarmi e spiegarmi il senso che il Signore vorrà ispirarti circa il tal passo della Scrittura». L’amico di Dio rispose al padre spirituale: «Perché, o Padre, ti prendi gioco di un tuo suddito, cieco e che mai ha appreso le lettere?». Aveva infatti un occhio offuscato da una macchia bianca. «Siete voi sacerdoti che dovete insegnare le cose sante e istruire gli altri, non io». Allora il padre spirituale soggiunse: «Fra Simone, figlio mio, ti ho chiesto questo non per prendermi gioco di te, ma perché illumini il mio intelletto circa il detto passo della Scrittura».
Considerando allora fra Simone l’umile modestia del padre spirituale, nascose il volto tra le mani, levando gli occhi al Signore che dona la saggezza ai semplici; e al padre spirituale che glielo ordinava spiegò il senso del passo richiesto in modo tale che questi con l’intelligenza pienamente appagata se ne ritornò all’eremo di Montefano, contento non solo per la spiegazione della Scrittura, ma anche per la grazia e la santità trovata nel suo discepolo e suddito, il quale aveva meritato da Dio tale grazia non per acutezza di ingegno, ma per dono infuso.(c. 18, ed. Bibliotheca Montisfani 10, Fabriano 1991, pp. 45-49).
Antfona al Benedictus
Simone era unito a Dio con tutta la mente e, contemplando ogni opera della creazione e ammirandone la bellezza e larmonia, ne dava lode al loro artefice.
Colletta
O Dio, che apri il tuo regno agli umili e ai piccoli, fa che noi, imitando il beato Simone nellobbedienza e nella semplicità della vita, possiamo essere ammessi a contemplare la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore.
Antifona al Magnificat
Il padre spirituale Silvestro si compiaceva del progresso dei suoi figli, soprattutto di quello del Servo di Dio fra Simone, per mezzo del quale il Signore operò chiari e manifesti miracoli.