Fonte dell’articolo silvestrini.org
San Francesco d’Assisi
In Italia festa (Festa) – Patronato: Patrono d’Italia
BIOGRAFIA
Nacque ad Assisi nel 1182. Dopo una gioventù spensierata, convertitosi a Cristo, rinunziò a tutti i beni paterni per aderire fermamente a Dio. Sposò la povertà per seguire più perfettamente l’esempio di Cristo e predicò a tutti l’amore di Dio. Formò i suoi seguaci con Regole ispirate al vangelo e che la Sede Apostolica approvò. Fondò anche un Ordine di religiose e un Terz’Ordine di persone penitenti, che vivessero nel mondo. Morì nel 1226. Fu proclamato Patrono d’Italia da Pio XII il 18 giugno 1939.
MARTIROLOGIO
Festa di san Francesco, che, dopo una spensierata gioventù, ad Assisi in Umbria si convertì ad una vita evangelica, per servire Gesù Cristo che aveva incontrato in particolare nei poveri e nei diseredati, facendosi egli stesso povero. Unì a sé in comunità i Frati Minori. A tutti, itinerando, predicò l’ amore di Dio, fino anche in Terra Santa, cercando nelle sue parole come nelle azioni le perfetta sequela di cristo, e volle morire sulla nuda terra.
DAGLI SCRITTI…
Dalla «Lettera a tutti i fedeli» di san Francesco d’Assisi
Dobbiamo essere semplici, umili e puri
Il Padre altissimo fece annunziare dal suo arcangelo Gabriele alla santa e gloriosa Vergine Maria che il Verbo del Padre, così degno, così santo e così glorioso, sarebbe disceso dal cielo, e dal suo seno avrebbe ricevuto la vera carne della nostra umanità e fragilità. Egli, essendo oltremodo ricco, volle tuttavia scegliere, per sé e per la sua santissima Madre, la povertà. All’approssimarsi della sua passione, celebrò la Pasqua con i suoi discepoli. Poi pregò il Padre dicendo: «Padre mio, se é possibile, passi da me questo calice» (Mt 26, 39).
Pose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre. E la volontà del Padre fu che il suo Filgio benedetto e glorioso, dato per noi e nato per noi, offrisse se stesso nel proprio sangue come sacrificio e vittima sull’altare della croce. Non si offrì per se stesso, non ne aveva infatti bisogno lui, che aveva creato tutte le cose. Si offrì per i nostri peccati, lasciandoci l’esempio perché seguissimo le sue orme (cfr. 1 Pt 2, 21). E il Padre vuole che tutti ci salviamo per mezzo di lui e lo riceviamo con puro cuore e casto corpo. O come sono beati e benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo Vangelo! E’ detto infatti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e con tutta la tua anima, e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e pura mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando dice «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23). Dunque tutti quelli che l’adorano devono adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno e notte lodi e preghiere, perché dobbiamo sempre pregare e non stancarci mai (cfr. Lc 18, 1), e diciamogli: «Padre nostro, che sei nei cieli» (Mt 6, 9).
Facciamo inoltre «frutti degni di conversione» (Mt 3, 8) e amiamo il prossimo come noi stessi. Siamo caritatevoli, siamo umili, facciamo elemosine perché esse lavano le nostre anime dalle sozzurre del peccato. Gli uomini perdono tutto quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la mercede della carità e delle elemosine che hanno fatto. E’ il Signore che dà loro il premio e la ricompensa. Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per amore del Signore. E su tutti coloro che avranno fatte tali cose e perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli porrà in essi la sua dimora ed abitazione. Saranno figli del Padre celeste perché ne compiono le opere. Saranno considerati come fossero per il Signore o sposa o fratello o madre.(Opuscoli, ed. Quaracchi 1949, 87-94)
Dal messale
Francesco (Assisi, 1181/1182 – 3 ottobre 1226), battezzato con il nome di Giovanni, dopo una gioventù spensierata, usando misericordia verso i lebbrosi, si convertì al Vangelo, nella continua sequela di Cristo, mite e umile di cuore. Con i primi compagni iniziò una predicazione itinerante, in uno stile di povertà, secondo «la forma del santo Vangelo». Al cuore della sua esperienza spirituale si trova lo stupore per l’umiltà di Dio in Cristo, dalla sua nascita nella povertà del presepe fino alla croce e al suo prolungamento nella celebrazione eucaristica. Tentò di portare il Vangelo in terra islamica, armato della sola fede e disposto anche al martirio. Il crescente numero di giovani attratti dal suo stile di vita pose l’esigenza di dare una forma istituzionale al movimento dei Frati Minori, che trovò compimento nell’approvazione della Regola bollata (1223) da parte di papa Onorio III. Afflitto da sofferenze fisiche e spirituali, ricevette nella carne i segni della passione; diede voce all’armonia di tutte le creature, unite nella lode di Dio, nel celebre Cantico di Frate Sole e sperimentò la «perfetta letizia» del totale abbandono in Dio, fino alla morte accolta come «sorella». Pio XII lo proclamò patrono d’Italia il 18 giugno 1939.
DA VEDERE (links esterni):