Fonte dell’articolo silvestrini.org
Il desiderio di felicità è innato nel cuore umano, anche se spesso ripetiamo, come un proverbio, che “la felicità non è di questo mondo”. Il Vangelo di oggi ci parla delle beatitudini, portandoci oltre la sfera puramente umana. Gesù, dal monte, proclama la “carta magna” del cristianesimo, ma le sue parole ci sconvolgono. I criteri che propone per raggiungere la beatitudine sono radicalmente opposti alla nostra mentalità mondana. Gesù inizia proclamando beati i poveri. Eppure, noi spesso siamo attratti dalla ricchezza, non solo economica, ma anche da ciò che promette, dai vantaggi materiali. Poi dice che saremo beati se abbiamo fame, se piangiamo, se siamo odiati e respinti. Ma noi cerchiamo benessere, tranquillità, gioia, prestigio e onori. Li consideriamo i segni della felicità e li vogliamo subito, in pienezza. Gesù, invece, parla di una ricompensa futura, che si realizzerà in una condizione di vita molto diversa da quella terrena. Solo la fede e la luce della croce possono aiutarci a comprendere e vivere queste beatitudini. Gesù ci spinge a scelte difficili e rischiose, ma che conducono a una felicità sicura ed eterna. Ci invita a confrontare due tipi di valori: quelli visibili e immediati, come il tempo, il denaro e le sicurezze umane, e quelli invisibili agli occhi, ma splendenti per chi ha fede, come l’eternità, la gioia senza fine e le ricchezze che non si consumano mai. Per orientarci con saggezza, abbiamo bisogno di una luce speciale nell’anima. I Santi sono il nostro esempio. Loro hanno scelto, senza esitazioni, la via della croce, certi di raggiungere la vera Vita. Per questo la Chiesa ce li propone come modelli sempre più frequentemente. Seguiamoli non solo venerandoli nei santuari o tenendo le loro immagini nei portafogli. Seguiamo il loro esempio concreto, nella vita di ogni giorno.