Fonte dell’articolo silvestrini.org
E’ il primo giorno della settimana – il terzo dopo il venerdì – ; accade in quel giorno qualcosa di eccezionale, non previsto, inaspettato: il sepolcro è vuoto e il Cristo appare; si presenta in carne ed ossa prima a Pietro e alle donne e poi più tardi ai Discepoli. L’avvenimento storico della resurrezione, che va al di là di ogni immaginazione, diventa constatabile attraverso la narrazione di questi incontri in cui Cristo Risorto, nel suo aspetto corporeo, condivide i pani e i pesci, parla, si fa toccare, ma nella sua corporeità non è definito dal contesto spazio temporale. E’ il giorno in cui normalmente i giudei si incontrano, ed anche i cristiani mantengono questa usanza per pregare, per stare insieme…, hanno un po’ timore, si radunano a porte chiuse, forse si stanno raccontando quanto è accaduto la mattina; Maria di Màgdala ha incontrato Gesù e lo ha scambiato per il giardiniere; Pietro dopo che per tre volte Gesù gli domanda: “Mi ami tu?”, si sente affidato il compito speciale di “pascere il gregge”, la Chiesa. All’improvviso, nonostante le porte chiuse, entra Gesù, e dice: “Pace a voi! Anche loro diventano quei pochi che possono incontrarlo, a cui Gesù stesso dà l’incarico, la missione di portare la pace al mondo, sostenuti e accompagnati dal dono dello Spirito Santo, perché la Parola e l’incontro con Gesù da loro vissuto diventi testimoniato a tutto il mondo ed esperienza di perdono. Tommaso non era presente all’incontro di quel primo giorno della settimana e i suoi amici raccontano anche a lui quanto accaduto. Tommaso fa fatica a credere che sia vero, ha dubbi… come si fa ad immaginare una cosa così straordinaria; è così inconcepibile; nessuno risorge dai morti. Eppure anche i discepoli, i suoi amici, raccontano di averlo incontrato, hanno guardato le sue mani e il suo costato. Gli chiedono di dar credito a quanto gli stanno testimoniando; gli chiedono di avere fede. Ma Tommaso non ce la fa; e scommette: “Se non metto la mia mano nel suo fianco e il dito nel segno dei chiodi, non ci credo”… Otto giorni dopo, sempre a porte chiuse, appare di nuovo al gruppo degli Apostoli radunati, e questa volta Tommaso è presente: è Cristo stesso Risorto che chiede a Tommaso di toccare, di mettere le mani nelle sue ferite. Nella sua Carne Gesù si fa incontro a Tommaso e il discepolo dubbioso non solo lo riconosce ma attesta la radicalità del suo legame con Lui affermando con impeto: “Mio Signore e Mio Dio”. In fondo Tommaso rappresenta, come ciascuno di noi di fronte alla Morte e alla Resurrezione di Cristo – avvenimento totalmente nuovo, impensabile per il pensiero umano e fondamento della fede cristiana – sia interpellato nella libertà di scegliere se riconoscere l’Amore che Dio ha per noi e in cui siamo immersi da sempre e per l’eternità senza averne paura. San Giovanni Paolo II è stato un grande testimone di come il riconoscere la Misericordia di Dio Padre permetta a ciascuno di noi di vivere appieno la propria umanità. Anche noi con lui ripetiamo oggi, forti dell’esperienza del Risorto: Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.