
Fonte dell’articolo silvestrini.org
Il figlio di Dio viene da una stirpe umana. ||| L'evangelista dichiara che Gesù è nella linea delle promesse fatte a Davide e quindi figlio di Davide secondo la carne, anche se la sua nascita verginale esclude l'opera dell'uomo. Egli è giuridicamente figlio di Davide solo attraverso Giuseppe, che fisicamente non è suo padre. La figura di Giuseppe è alta e drammatica, scolpita di fede e umiltà. Non è semplice accettare di essere padre di Dio! Giuseppe ha saputo tenere il contegno giusto di fronte al miracolo dell'opera e della parola di Dio. Egli non è né curioso né intimidito, non può spiegarsi ciò che viene da Maria e non vuol scrutare a forza il mistero; si ritira piuttosto in una rispettosa venerazione, lasciando il resto a Dio. Il presente in cui viviamo e la mediazione umana attraverso la vita della Chiesa ci pongono già nella dimensione della presenza del Signore, poiché si desidera ciò che già si possiede: è la dimensione della speranza e dell'attesa cristiana. Nella prima lettura troviamo conferma di questa provenienza umana da parte di Gesù. Dio mantiene fede alla promessa fatta a Davide, raccoglierà di nuovo il gregge disperso e costituirà un germoglio nuovo, re giusto, sotto il quale il popolo riceverà il bene. L'oracolo di salvezza che promette il ritorno dall'esilio, come secondo esodo, nuova liberazione, prefigurazione di quella messianico-escatologica, dà la dimensione della speranza cristiana, che è vita di Dio già presente in noi, perché opera del Messia, unico Salvatore che raccoglierà il popolo in unità e lo porterà alla salvezza. Il salmo 71 richiama all'unzione di Gesù Cristo per annunziare ai poveri un lieto messaggio. Il Figlio di Dio assume pienezza storica nella missione ecclesiale del suo corpo mistico che è la Chiesa.