Vangelo del giorno 2023-07-20 – Commento di Giovedì

Fonte dell’articolo silvestrini.org

“Io sono” mi ha mandato a voi. ||| La nota pagina dell’Esodo è stata da sempre presentata come la manifestazione del nome di Dio, benché si sappia che la frase “Io sono colui che sono”, (’ehjeh ’ašer ’ehjeh) non vuole indicare qualcosa di determinato, bensì una realtà indeterminata che lascia aperte molte possibilità, anche a Dio che è alquanto "altro"… Ma nel brano Mosè riceve anche la missione, quella di condurre il popolo verso la terra promessa, colui che commissiona tale compito è invisibile ed ha un nome che “è tutto un programma”. Gli egiziani avrebbero materia sufficiente per sospettare delle parole di Mosè e diffidare ancora di più degli Israeliti. Ma è proprio quel nome che dà forza ed è quel riferimento alle radici (il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe) che consente di credere. Abramo, Isacco e Giacobbe non avevano forse stimato vere le promesse in situazioni angosciose, disperate e terribili? E allora, ora tocca anche a questo personaggio, Mosè, destinato a divenire celebre nella memoria collettiva d’Israele, credere ed agire. Nel Vangelo l’esortazione di Gesù è rivolta a quanti, come gli israeliti della prima lettura, vivono situazioni di fatica esistenziale, per chi si sente senza radici, per quanti non riescono a dare un senso alla propria vita. Tutti gli “affaticati e oppressi” hanno bisogno della pienezza della vita. Vogliono sentirsi dire “Venite”, per poi poter comunicare agli altri “Io sono, mi ha mandato”.

Informazioni su Raffaele De Fulvio 11919 Articoli
Dal 18 ottobre è Superiore della comunità Passionista, vive a Bari e dal 1 novembre 2015 è Parroco della Parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata in Bari.