Fonte dell’articolo silvestrini.org
Vieni o Emmanuele e non tardare! ||| Il genere delle annunciazioni vuole sottolineare il carattere eccezionale del personaggio che nascerà, in quanto puro dono di Dio. Effettivamente, come emerge sia nella prima lettura che nel Vangelo, il Signore manifesta la sua onnipotenza agendo in situazioni umanamente disperate e utilizzando strumenti deboli. Questo ci fa capire come Dio guida la storia della salvezza da protagonista; anche quando tutto sembra perduto, egli è in grado di trovare vie d’uscite e questo per pura grazia. Ma Dio chiede anche la partecipazione fattiva dell’uomo alla realizzazione del suo disegno. Diceva Sant’Agostino: Dio, che ci ha creato senza di noi, non ci può salvare senza di noi. Nel salmo odierno leggiamo come Dio è una roccia, un baluardo, una fortezza, qualcuno si potrebbe chiedere: ma dov’è questa forza di Dio oggi, come ieri? La nostra fede è messa spesso alla prova: di fronte a tante sconfitte subite, non è facile riconoscere che Dio compie meraviglie. Esattamente come appare nel Vangelo di oggi con la vicenda della coppia del Sacerdote Zaccaria ed Elisabetta, gente buona e giusta ma che nonostante questo dettaglio, essi in realtà vivono la grande sofferenza di non essere riusciti ad avere un figlio. Colpisce che sia proprio a partire da questa sofferenza che Dio fa qualcosa di inaspettato, motivo per cui manda l’angelo Gabriele ad annunciare: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni». Quella che sembrava una buona notizia, in realtà crea in Zaccaria timore e incredulità, e credo che sia assolutamente molto umano reagire così, specie dopo che si è passati un’intera vita ad attendere qualcosa che non è accaduto e che adesso sembra davvero improbabile: «come potrò mai conoscere questo?». Ed evidente che qui Zaccaria oppone la sua vecchiaia, il suo limite, alla Parola del Signore, dimenticando che nulla è impossibile a Dio. “Dopo quei giorni, Elisabetta sua moglie, concepì”. Il senso profondo del Natale penso sia proprio quello di mettere basi lì dove non si può più nulla. Vieni o Emmanuele e non tardare! Amen.