Dal banco delle imposte alla sequela di Cristo ||| Fra le tante curiosità che vorremmo soddisfare sulla persona di Cristo c’è anche quella di poter ascoltare la sua voce; ciò non tanto per sentirne l’accento, ma per poterne comprendere la profondità e il fascino che esercitava sugli ascoltatori. Oggi lo sentiamo ancora una volta scandire un comando a una persona che per il ruolo che svolgeva, molti evitavano e non suscitava sicuramente simpatia; poi l’immediata risposta: «Egli si alzò e lo seguì». Il banco delle imposte dove sedeva Matteo poteva essere anche considerato una comoda poltrona e un buon mestiere, che garantiva un reddito sicuro e un discreto prestigio oltre che incutere timore. Non è perciò facile distogliere dalla loro posizione persone così ben accomodate e apparentemente soddisfatte. Gesù lo fa con un imperativo categorico: «Seguimi». Evidentemente il Signore voleva sin dal primo impatto rivelare una grandissima verità al suo futuro apostolo ed evangelista: la forza divina della sua Parola, quella parola che Matteo riporterà fedelmente nel suo Vangelo e che risuona ancora, grazie a lui, in tutto il mondo. Voleva poi che egli in prima persona potesse godere di una predilezione sicuramente immeritata ed insperata affinché potesse raccontare al mondo che Gesù non è venuto per i sani che non hanno bisogno del medico, ma per i malati. Voleva fare di Matteo, convertito dai suoi meschini e forse anche illeciti guadagni, un cantore della misericordia divina; voleva che proprio un pubblicano intonasse quel canto, che tanti e tante hanno poi ripreso e cantato con identico fervore. Voleva infine far comprendere a tutti che i chiamati da Cristo non sono santi prefabbricati, ma anime che, avendolo incontrato e ascoltato la sua voce, hanno il coraggio di seguirlo da vicino dando con tutta la vita una risposta di gratitudine al bene ricevuto dalla divina misericordia. Vediamo perciò in Matteo un primo anello di una catena d’oro, che ha portato la voce viva di Cristo fino a noi, con l’immediatezza con cui egli stesso l’ha accolta e ne ha goduto. Egli ci invita ad accogliere le sollecitazioni divine che ancora giungono a noi per farci conoscere la verità e renderci capaci di viverla nella gioia.
Vi proponiamo di vivere una bella usanza: “adottiamo” un Santo che ci impegniamo a conoscere e pregare per tutto l’anno, un amico che ci accompagnerà personalmente, in modo semplice e concreto, nelle vicende della vita! […]
Preghiera per la pace in Medio Oriente Dio, onnipotente e misericordioso, Padre di tutti gli uomini e Signore della storia, Tu hai voluto riunire tutti i popoli nel Regno di giustizia e di pace […]
O San Giuseppe con te, per tua intercessione noi benediciamo il Signore. Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini per essere il casto sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. Tu hai […]
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Direttamente dall’archivio storico della Radio Vaticana, le pronunce dei papi del passato con puntate monografiche nei giorni festivi; “Briciole di Magistero” nei giorni feriali. Iscriviti alla nostra Newsletter per non perdere nessuno di questo intensi [...]
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Fonte dell’articolo Tv2000 Padre Paolo Benanti è l’ospite di Gennaro Ferrara. Teologo e docente di teologia morale e bioetica all’Università Gregoriana, “Vedere l’alba dentro l’imbrunire. Condividi:TwitterFacebookStampaPinterestTelegramWhatsAppE-mail Correlati Nella stessa categoria ti potrebbe interessare:Audio, le voci [...]
Dal 18 ottobre è Superiore della comunità Passionista, vive a Bari e dal 1 novembre 2015 è Parroco della Parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata in Bari.
Amici per sempre… ||| Bellissimo l’appellativo usato da Gesù nel Vangelo d’oggi. Il Signore ci chiama amici. Noi, servi ingrati e goffi, siamo invitati dall’Amore a varcare le soglie della sua casa. In questo luogo aperto a tutti, il Signore invita a prendere fiato, a riempire i polmoni di quel soffio di vita che permette di mettere a servizio le nostre membra, concepite per essere amate e amare. Come membra autentiche e fedeli di Cristo, possiamo riconoscere in verità ciò che Egli è e ciò che noi siamo per partecipazione al suo Mistero. «Voi siete miei amici, se farete ciò che vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone…». Noi, ormai, conosciamo tutto ciò che serve per camminare sulla strada dell’Amore. In quella casa osserviamo attentamente i «modi» del Signore che affascinano e stupiscono i nostri cuori. Amici del Signore, figli di Dio per lo spirito di vita che abbiamo ricevuto dal Padre, possiamo anche noi donare la nostra vita. Non c’è forma di amore più alta, perché è il dono più prezioso che abbiamo. Ma il Signore ci ripete in un altro passo della Scrittura che chi perde la propria vita per lui, la salverà… Non abbiamo mai nulla da perdere con il Signore se non le nostre sicurezze, la nostra schiavitù. Siamo chiamati a libertà, alla libertà di chi sa amare senza misura perché il nostro cuore non è stato creato per un numero finito di battiti; il nostro cuore anela ad altro, è terra riarsa che protende le mani a Dio, che desidera conoscere la strada da percorrere per innalzare a lui l’anima, compiere il Suo volere ed essere guidata su terra piana… Per il tuo nome, Signore, fammi vivere! […]
Is 58, 9-14; Sal.85; Lc 5, 27-32. ||| In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla numerosa di pubblicani e d'altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». […]
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