Vangelo del giorno
Trasfigurazione del Signore
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Trasfigurazione del Signore
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In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo». […]
La voce del pastore. ||| Quel misterioso velo che impediva ai discepoli e a Maria di Màgdala di riconoscere Gesù risorto, cala quando Egli in modi diversi, suscita e alimenta in loro la fede. Egli entra a porte chiuse, augura ripetutamente la pace e àlita sugli apostoli, mangia con loro; a Tommaso fa toccare le ferite e mettere la mano nella piaga del costato, a Maria in pianto la chiama per nome e così si schiudono i suoi occhi. La voce di Gesù è la voce che chiama, la voce che suscita e orienta tutti coloro che lo seguono e si impegnano ad imitarlo nelle diverse vocazioni cristiane. Ha chiamato gli apostoli, ha scelto i discepoli, ma continua incessantemente a chiamare. Oggi Egli a tutti dice: “Io sono la porta delle pecore”, vale dire l’ingresso nel Regno, l’ingresso nella Chiesa, l’ingresso nella divina Verità e, dichiarandosi buon pastore, aggiunge: “Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori”. È ancora la voce sicura e suadente di Gesù che chiama per indicare la via, la voce che conduce ai pascoli migliori, che amorevolmente risparmia e preserva dai pericoli. È una voce amica che crea comunione e intesa perfetta tra il pastore e le sue pecore. A noi chiede l’ascolto docile e la fede più ardente. La Parola del Signore infatti risuona in continuità nella nostra Chiesa. Una voce quella del buon Pastore, che ben si distingue da quella strìdula e menzognera di coloro che sono ladri e briganti e non entrano per la porta, non si curano del gregge ma fuggono dinanzi al pericolo. La voce del Signore ora è la voce degli apostoli, oggi nella prima lettura ascoltiamo ancora quella forte e impavida di Pietro, e di tutti coloro che si modellano sull’impronta di Cristo, hanno assunto lo stesso timbro e che sono capaci non solo di professare, ma anche di testimoniare la fede fino al dono della vita. Il recinto dell’ovile è la Chiesa santa di Dio e le pecore sono tutti coloro che professano l’unica fede nel Cristo risorto. Vale la pena affidarsi totalmente alla guida sicura di un Pastore che ci ha amato fino alla croce e si è fatto garante della nostra salvezza presso il Padre celeste. […]
I loro angeli vedono sempre la faccia del Padre mio. ||| Stupendo questo piccolo brano del Vangelo, in una settimana liturgica nella quale lo stesso Gesù ci parlerà dei piccoli e dei semplici. L’invito all’umiltà nel servizio verso i fratelli non è solo una norma di comportamento e nella festa degli angeli assume un significato ben preciso. L’invito della liturgia odierna è nell’immergerci da adesso nella contemplazione beata del Volto del Signore. E’ la contemplazione alla quale tutti noi siamo chiamati, quando apparteremo alla schiera dei santi. Siamo chiamati alla contemplazione del Volto del Signore, che significa albergare nel suo Cuore e vivere nel suo perenne Amore. La contemplazione è una realtà che ci distingue come veri figli di Dio; Gesù ci mostra la nostra meta in quella contemplazione che è ora dei santi e degli angeli. Gli angeli, i messaggeri di Dio, sono i nostri custodi perché la nostra vita sia costantemente orientata verso il Signore. Gli angeli, creature spirituali, ci indicano il Regno dei Cieli al quale apparterremo nella resurrezione finale dei corpi. Oggi noi possiamo intuire cosa Gesù voglia dirci con questo invito alla contemplazione del Volto del Signore. Lo afferriamo proprio per questo invito a diventare piccoli: significa scoprire nel nostro prossimo il Volto di Cristo perché la nostra vocazione alla santità si incarna e si realizza nella carità e nell’amore. Contemplare il Volto del Signore significa il destino di gloria ma è anche il percorso che ci porta sulla terra a questa grande meta che oggi appartiene agli angeli. La chiamata alla santità non è una meta ideale, raggiungibile solo per alcuni eletti ma è proprio la costante e continua risposta per conversione vera dei cuori nel riconoscere nel fratello da assistere l’anticipo della gloria che ci attende. […]
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