Dn 9, 4-10; Sal.78; Lc 6, 36-38. ||| In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
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Dal 18 ottobre è Superiore della comunità Passionista, vive a Bari e dal 1 novembre 2015 è Parroco della Parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata in Bari.
Rimanevano colpiti… ||| E loro rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità… È questo l’atteggiamento di Gesù che colpisce nell’episodio raccontatoci oggi da San Luca. Questa autorità non è quella che viene imposta con la forza fisica ma si esprime in due aspetti che saranno poi tipici dell’insegnamento di Gesù stesso. Vi è l’autorità della parola che si basa sulla conoscenza della Sacra Scrittura e vi è anche l’autorità, con la quale opera i miracoli. Non è la spettacolarizzazione di poteri sovrumani ma la manifestazione più piena e consapevole della Potenza di Dio. In entrambi i casi vi è il fine salvifico di Gesù che però viene allargato, tramite l’opera della Chiesa, a tutti noi e per tutti i tempi. La consapevolezza che le parole e i gesti nascondono fini più profondi rende l’insegnamento autoritario e gli interlocutori attenti partecipi a tali opere. L’Autorità è ascoltata: è questa l’esortazione che dovremo ricavare da questo brano evangelico. Ma loro… non hanno creduto. […]
La forza della fede. ||| “Nulla è impossibile a Dio”: egli è l’onnipotente, il suo stesso pensiero è in sé creativo. A chi agisce nel suo nome viene dato il potere di compiere le sue stesse opere. Egli ha promesso: “In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch’egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre “. In questo contesto comprendiamo la delusione e l’amarezza di Gesù sentendo dire da un padre che implora la guarigione del figlio epilettico: “L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”. Deve costatare di avere a che fare con una generazione incredula e perversa e con discepoli ai quali deve dire di non aver potuto scacciare quel demonio: “Per la vostra poca fede”. È significativo che Gesù non chiede ai suoi e a noi una fede eroica, ma ci dice semplicemente: «Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile». Dobbiamo ricordarci però che i doni di Dio, la fede è sicuramente uno dei più importanti, sono conservati in vasi di argilla e sono simili alle lampade delle vergini che attendono l’arrivo dello sposo nel cuore della notte: devono essere opportunamente alimentate e con prudenza bisogna conservare sempre una scorta di olio. Ciò significa concretamente: la pratica della vita cristiana, la frequenza ai sacramenti, le opere buone, la carità fraterna. Mosè nella prima lettura di oggi ci ricorda i precetti da vivere ed insegnare: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”. Così quel granellino di fede potrà germogliare anche in ciascuno di noi, diventando pianta immensa, sulla quale i nostri figli costruiranno le proprie case, non sulla sabbia ma su un tronco forte e robusto. […]
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Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (8, 12)“
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