Anche se siamo tutti convinti che la santità sia uno stato normale di grazia e che non necessariamente i santi devono essere persone eccezionali, è pur vero che nella vita di alcuni di essi risulta lampante che il Signore li ha colmati di grazie speciali, che se li è scelti per essere immacolati al suo cospetto. Questa è l’impressione che si ha leggendo la vita di S. Gemma Galgani. Non manca nulla! Gesù l’attrae fin dalla tenera età con un amore appassionato; a lui si oppone l’antico nemico dell’uomo, il demonio, e anche l’ottusità degli uomini, perfino di quelli incaricati della sua guida spirituale.
Nasce a Borgonuovo di Capannori (LU) il 12 marzo 1878 da Enrico, farmacista e da Aurelia Landi. A quattro anni già sa leggere. A cinque se la cava bene con il breviario per l’ufficio della Madonna e dei defunti in latino. Più tardi dirà, sempre in latino, le lodi insieme a “confratel Gabriele”, che le appare spesso, le dona il suo”segno” e la chiama: “sorella mia”.
Frequenta le scuole presso le Zitine di Lucca dove la famiglia si è trasferita. Chiede spesso a mamma Aurelia di parlarle di Gesù, soprattutto della sua passione. Il racconto della passione lo ascolta dalla mamma ormai minata dalla tubercolosi polmonare, ma Gesù pian piano la fa diventare passione vivente.
A sette anni, il giorno della Cresima, il Signore le chiede un gran sacrificio. Scrive: “Feci la Cresima piangendo perché chi mi accompagnava volle ascoltare la Santa Messa e io temevo sempre che la mamma andasse via senza portare anche me. Tutto ad un tratto una voce al cuore mi disse: La vuoi dare a me la mamma? Sì, risposi, ma se prendete anche me. No, mi ripeté la solita voce; tu ora devi rimanere col babbo; la condurrò in cielo sai! Fui costretta a rispondere di sì”. A distanza di un anno la signora Aurelia muore.
A nove anni riceve la prima comunione dopo averla insistentemente chiesta a Mons. Giovanni Volpi, sua guida spirituale insieme al venerabile p. Germano Ruoppolo passionista.
Nel 1897 muore il padre Enrico. A quei tempi non c’era la cassa mutua e per i farmacisti, specie per quelli di cuore buono, non andava come adesso. Lascia debiti, i creditori si fanno avanti e la povera Gemma conosce la miseria e l’umiliazione. Accolta a Camaiore da una zia materna, l’aiuta nel negozio di mercerie. Sarà poi ospite della famiglia Giannini di Lucca fino alla sua morte.
Lei ha deciso di “essere sposa di un re crocifisso, tutta e solo di Gesù”. Bussa a tanti monasteri, specialmente a quello delle Passioniste. Ma non viene accolta, per la sua malferma salute e per i fenomeni mistici che avvenivano nella sua vita. Dirà alle passioniste: “Non mi volete da viva, mi avrete da morta”.
La sua vita è segnata dalla sofferenza fisica e morale, da lutti familiari, da ristrettezze economiche.
I segni della predilezione di Gesù sono molti: estasi, locuzioni interiori, apparizioni. Lei non ha soldi per affrancare le lettere, ma penserà l’angelo custode a recapitarle al p. Germano. I medici incapaci di vedere più in là del loro naso, giudicano inautentiche le sue manifestazioni mistiche; persino Mons. Volpi, a motivo di certi suoi atteggiamenti un po’ infantili, la giudica un po’ “scemetta”.
A tutto ciò risponde il demonio con altrettante attenzioni: le appare sotto le spoglie del fattore di casa Giannini, la picchia, la ostacola, le sottrae il diario che però dovrà riconsegnare, anche se bruciacchiato.
E’ una vera innamorata di Gesù Crocifisso, che nel 1899 le fa il dono delle stimmate e ogni settimana, dal giovedì pomeriggio al venerdì sera rinnova nel suo corpo verginale tutti i misteri e le sofferenze della sua passione. Lei esclama: “O Gesù, io sono il frutto della tua passione, sono un germoglio delle tue piaghe. Non basta aver la croce sotto gli occhi, o averla addosso; bisogna averla nel mezzo del cuore. O Gesù, mi fai bere la Passione fino all’ultima goccia; dammela un poco per volta”.
Dall’amore per il suo sposo crocefisso trae la forza per offrire le sue sofferenze per la salvezza dei peccatori. Prega: “O Gesù, voglio salvare tutti i peccatori. Sfogati con me. Di peccatori ne hai tanti, ma di vittime ne hai poche”.
Nel 1896 subisce una dolorosissima operazione al piede per carie ossea. A quell’epoca non c’era l’anestesia come abbiamo oggi. Nel 1899 viene operata per ascesso al rene e le sono applicate una dozzina di bottoni di fuoco lungo la spina dorsale! Compare poi un ascesso alla testa. Da cui guarisce miracolosamente.
Gemma muore a 24 anni l’undici aprile 1903, dopo una Settimana Santa trascorsa sulla croce, mentre le campane del sabato santo suonavano la gloria del Cristo Risorto. Viene canonizzata da Pio XII nel 1940.
In questo anno ricorre il primo centenario della morte di S. Gemma. La sua vita e la sua missione eroica la rendono più che mai attuale e vicina a noi. È un modello di santità per tutti, specialmente per tanti fedeli laici, chiamati a santificarsi nel quotidiano, portando con amore la croce d’ogni giorno. E’ un fulgido esempio di laica passionista e giustamente viene considerata la patrona del MLP.
Fonte: www.passionisti.org