Fonte dell’articolo silvestrini.org
Nei vangeli della diciassettesima settimana del tempo ordinario un tema ricorrente è sembrato essere quello del profetismo: non riconosciuto nella perìcope di ieri, perché semplice figlio del carpentiere e perseguitato nel passo propostoci oggi. Ogni testimonianza per Dio ha come sua logica conclusione la persecuzione, che per alcuni avviene nell’oscurità della vita e in una sorta di martirio che si consuma, attraverso l’incomprensione e il disprezzo, e per altri può compiersi in forma più cruenta, come lo è stato per Giovanni Battista. Il profeta mette in discussione delle geometrie consolidate, dà fastidio ai potenti, scardina vizi che sono ormai stabiliti. I potenti, coloro contro cui gli ammonimenti del profeta si rivolgono, sono naturalmente infastiditi da una voce che li richiama al dovere, ai princìpi a cui ogni essere umano dovrebbe attenersi e si rivolgono contro questa voce la cui unica colpa è proprio quella di seguire la volontà di Dio. La prepotenza, in qualunque forma si presenta, subdola o manifesta, non può essere un atteggiamento che il cristiano può sostenere, anche a costo della propria vita.