Non volgiamo che costui regni su di noi.
La parabola che leggiamo nel vangelo di oggi è molto simile a quella dei talenti, raccontata da Matteo e Marco. Qui i talenti diventano monete d’oro, ma stanno a significare sempre i doni di Dio da mettere laboriosamente a frutto. Come non è lecito mettere sotterra l’unico talento ricevuto, è sbagliato e peccaminoso nascondere le monete nel fazzoletto. Un’altra nota comune la rileviamo nel fatto che sia il servo del talento che quello della moneta, non sono capaci di amore, vivono nella paura e ciò l’induce a nascondere il dono ricevuto e poi a incolpare il padrone per il mancato profitto. Anche i nostri progenitori dopo il primo peccato, furono presi dalla paura e si nascosero allo sguardo di Dio: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Noi, pur dovendoci definire servi inutili, dobbiamo entrare in intima comunione di amore con il nostro Dio, per far sì che il nostro servizio diventi espressione di lode e di gratitudine. Talvolta ci abbaglia la falsa modestia, che oscura i valori delle grazie ricevute e ci induce alla pigrizia. Non ci dovrebbe impressionare negativamente neanche il fatto che il padrone che ci affida le monete debba ricevere un titolo regale e voglia regnare su di noi perché il suo regno é regno di amore, di giustizia e di pace. Speriamo poi di non far mai parte del coro blasfemo che, rivolto a Cristo, Figlio di Dio, Redentore del mondo, grida: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dovremmo chiederci: “Se non regna il Signore, chi regnerà su di noi”. Se non operiamo per la vita eterna vale la pena affannarci tanto per il breve tempo che ci è dato di vivere in questo mondo? Quando perdiamo di vista l’eternità tutto ci diventa angusto e povero, tutto diventa difficile da vivere e da sopportare. Gli spazzi dello spirito davvero non hanno confini se non siamo noi a limitarli. Se alle nostre azioni quotidiane non diamo delle finalità che trascendano quelli più immediati, è facile che ci possa capitare di mettere sotto terra il nostro prezioso talento o nascondere nel fazzoletto la nostra unica moneta. Come è facile ed assurdo cadere nella tentazione di pensare di arricchirci di cose e poi perdere la vera ricchezza che impreziosisce tutta la nostra esistenza.