Liturgia della settimana :: Commento :: Domenica 14 aprile 2019

La Via ardua dei risorti.

Il trionfo, le festose acclamazioni, gli osanna, l’esaltante entrata messianica di Gesù a Gerusalemme, la benedizione delle palme e subito dopo, con il racconto della passione, l’inizio della settimana santa, l’ultimo tratto che ci conduce alla Pasqua: tutto questo celebriamo in questa domenica. Il significato della palma è quello della vittoria, dell’ascesa, della rinascita e dell’immortalità. Dopo aver anche noi, con le palme in mano, cantato ed osannato al Re dei re, all’eccelso Signore nostro, giunti all’altare del Sacrificio, ci sopraggiunge un momento di amarra delusione ed un pungente rimprovero: perché qual corteo si è così rapidamente dileguato, perché gli osannanti sono di nuovo tornati tra i dispersi, perché a quegli osanna fa seguito il coro assordante dei “crucifiggi”, perché il nostro Re e Signore che ha predicato e dato amore, deve morire come un malfattore, vittima dell’odio e della ferocia umana? “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello!”. L’Onnipotente Signore, fonte inesauribile di vita, vuole darci contemporaneamente la misura della sua infinita misericordia e indurci a comprendere tutto il peso del nostro peccato. Scopriamo così che la passione del Figlio di Dio, nei suoi tratti essenziali, contiene e racchiude in sé tutta la storia del mondo, la storia di tutti e di ognuno di noi; una storia che è intessuta di amore e di odio, di peccato e di ribellioni, di bene e di male, di giustizia, d’innocenza e di condanne e di assurde violenze. Soltanto alla fine della passione possiamo intravedere dalla croce spoglia l’approdo a cui Dio ci vuole condurci. Allora ci è dato di comprendere a pieno il significato di quella solenne dichiarazione di Gesù: “Io sono la Via”. Seguendolo nel momentaneo trionfo, seguendolo poi coraggiosamente per la via della passione, scoprendo il dono di poter condividere con Lui la nostra personale e umana sofferenza, ci troviamo immessi nella Via, ci caliamo nel mistero di quella morte e sentiamo vivo in noi il pulsare intenso della croce e della vita. Le due passioni, la Sua e la nostra, si sono fuse in un indissolubile connubio. Sì, tutto si volge verso una universale cosmica risurrezione, che è però potentemente personale: è questa la Verità che supera il dolore, la croce, la sofferenza, che dà significato e speranza dopo il percorso breve della vita. Dobbiamo attendere ancora qualche giorno e poi scopriremo esultanti, come, il cero pasquale, la Luce di Cristo, la luce ravvivata della nostra fede, squarcia le tenebre, rischiara il buio della chiesa, rasserena le coscienze e fa brillare le supreme certezze. Illumina di Cielo il nostro mondo!
Afferma la tua fede; “Io credo, risorgerò”.

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Informazioni su Raffaele De Fulvio 11919 Articoli
Dal 18 ottobre è Superiore della comunità Passionista, vive a Bari e dal 1 novembre 2015 è Parroco della Parrocchia di San Gabriele dell'Addolorata in Bari.