Fonte dell’articolo Aleteia.org – Autore Vatican News
Sant’Ignazio di Antiochia credeva che ricevere la Comunione offrisse la “medicina dell’immortalità”
Come esseri umani, spesso abbiamo paura della morte, non sapendo cosa ci accadrà dopo di essa. È uno dei motivi per cui tanti hanno cercato la “fonte dell’eterna giovinezza”, o i modi per vivere per sempre. I primi cristiani hanno scoperto quell’“antidoto alla morte” nell’Eucaristia.
Il vescovo del II secolo Sant’Ignazio di Antiochia scrisse nella sua lettera agli Efesini del potere dell’Eucaristia e della sua capacità di unirci a Cristo e di vivere per sempre, nell’eternità, consigliando di “ubbidire al vescovo e ai presbiteri in una concordia stabile spezzando l’unico pane che è rimedio di immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere sempre in Gesù Cristo”.
Ciò non vuol dire che l’Eucaristia possa in qualche modo permetterci di vivere in modo infinito sulla Terra, ma che ci garantisce la benedizione eterna del Paradiso.
Ignazio è stato allievo di San Giovanni Apostolo, che ha scritto qualcosa di simile nel suo Vangelo:
“Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi… Questo è il pane che è disceso dal cielo; non come quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno»” (Gv 6, 53, 58).
La giusta recezione dell’Eucaristia a Messa aumenta il nostro amore nei confronti di Dio, rafforzando quindi il nostro desiderio di Lui nell’eternità.
L’Eucaristia è il nostro “cibo per il viaggio”, che ci spinge alla visione beatifica di Dio, dove la morte non esisterà più.
Se desideriamo l’immortalità vera e duratura, volgiamoci a Gesù nell’Eucaristia.