Fonte dell’articolo silvestrini.org
Gesù, la “Porta”…
Gesù si autodefinisce la Porta delle pecore. Lui, il risorto è una porta aperta per ognuno, come è aperta la sua tomba da cui è stato rimosso quel grande masso del nostro peccato. Il suo cuore trafitto dalla lancia è una porta sempre aperta che ci immerge nell’immensità dell’amore divino redentivo. È Lui, il pastore buono che si è messo sulle nostre traccie, incarnandosi ci ha trovato, si è caricato il pesante fardello delle nostre colpe, ha dato la vita per noi sulla croce e ci ha consentito il ritorno tra le braccia paterne e l’ingresso nella sua Casa. È Lui che con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione ci ha permesso di poterci rivolgere a Dio e chiamarlo da figli affettuosamente Padre. Usciti per nostra colpa dal Paradiso terrestre, fuori ormai dell’ambito stabile dell’amore, schiavi, esiliati, umiliati a fare i mandriani dei porci, per Cristo Gesù, via, verità e vita, ci siamo potuti rialzare, vivere il nostro faticoso esodo e tornare tra le braccia del Padre, perdonati e accolti come commensali in un festoso banchetto pasquale. È il nostro ritorno nella comunione con Dio e la riscoperta della nostra figliolanza e fratellanza che tutti ci unisce. Le parole di Pietro ci confermano questa verità: “Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Cristo” e aggiunge: “Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” e stiamo sperimentando che quel richiamo è incessante da quella prima Pasqua. San Pietro in modo esplicito afferma che Gesù con la sua morte e risurrezione ci ha guariti dal peccato, ci ha ridonato la vita. Gesù: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore”. Ci conviene nella docile umiltà chiedere nella preghiera di essere rivitalizzati e annoverati tra le pecore del gregge di Cristo. Potremmo varcare quella “Porta” che ci apre alla vera vita pensando serenamente anche all’ultimo varco che ci attende verso l’eternità.