
Per questa tua parola. ||| Per comprendere il vero significato dell’episodio che oggi ci racconta Marco dobbiamo premettere due riflessioni: l’evangelista sta guidando passo passo la sua comunità, di origine pagana, e ci tiene a far sapere che Gesù spesso valica i confini della Palestina per raggiungere i pagani di allora. Oggi lo troviamo nella regione di Tiro. Più importante è ricordare che Gesù si definisce pastore buono che offre la vita per le pecore. Poi aggiunge: «E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore». Tra le altre pecore, non ancora ascritte all’ovile di Cristo, c’è una donna, di lingua greca e di origine siro-fenicia, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro. Appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi e lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. L’amore materno, il più simile a quello di Dio, detta gesti e parole a questa donna: la fiducia che lei ripone in Gesù la convince che non potrà negargli le briciole anche se ancora non può ritenersi figlia a pieno titolo. Alla supplica aggiunge l’umiltà e fa crescere la fiducia. E Gesù l’ammira e la premia «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Ancora oggi non dovremmo mai mettere limiti all’azione divina nel mondo. Come buon seminatore sparge ovunque il buon seme e come pastore è sempre alla ricerca delle pecore lontane e smarrite.
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