
«Passiamo all’altra riva». ||| La Chiesa nasce in un contesto storico-geografico ben definito; il Messia è l’atteso delle genti; anche se inizialmente la sua missione sembrava destinata quasi in esclusiva al popolo d’Israele, sappiamo che di sua natura come sacramento di salvezza, la redenzione e di conseguenza la Chiesa, hanno una missione universale. Ecco perché Gesù dice ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». Significa: varchiamo i confini, ci sono altre barche che attendono una guida verso un porto sicuro. Ciò perché la traversata è rischiosa per noi e per loro. Imperversano tempeste di vento e le onde si rovesciano nella barca, sulla Chiesa. Il percorso che Gesù ha iniziato con la sua nascita e poi con la sua missione fino alla passione e morte è più che mai l’imperversare dei venti e le tempeste del male che infuriano su di lui fino a volerlo immergere per sempre in un sepolcro e la sua Chiesa annientarla prima del suo nascere. Gesù vuole offrire ai suoi una garanzia e una prova: basta la sua presenza! Anche se se ne stava a poppa e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si desta Gesù: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Poi minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Gesù comanda di tacere al vento e alle onde burrascose allo stesso modo con cui impone al demonio di lasciare un ossesso, “Taci”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Se potessimo aggiungere che quel comando fece tacere il vento, calmare le onde e sparatutto generare un salutare timore e aver trovato nella fede la risposta all’interrogativo: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Noi possiamo dirlo: è Gesù il divino redentore.
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