
Il seminatore uscì a seminare. ||| L’immagine di Gesù seminatore della Parola di verità ricorre frequentemente nei Vangeli. Ieri l’abbiamo sentito dire che la sua Parola, se accolta e messa in pratica, unisce a Sé in un mirabile vincolo di intima comunione. Oggi lo contempliamo nei campi del mondo o meglio nei solchi delle nostre coscienze ancora a spargere il seme. L’evangelista Marco ci apre uno squarcio e un fondale mirabile: «Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva». È bello credere che dall’immensità del mare, dalla divina sapienza sgorga per noi la verità; la “folla” è a terra ai margini dell’immensità divina! Il dono che ci viene offerto e grande, è vitale per noi: Gesù fa risorgere in noi la verità offuscata dal peccato. Viene immersa nella nostra umanità. Doverosamente dobbiamo interrogarci, e Gesù che ci interroga, se il nostro terreno, la nostra anima è una “strada” dove i pensieri volatili, le futilità della vita beccano e disperdono il seme. Gesù meglio spiega, quelli della strada: «sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. O cade sul terreno sassoso: le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Un invito ad un fruttuoso esame di coscienza.
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