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Vangelo del giorno : 2018-03-12 – Commento di lunedi’

«Tuo figlio vive!». ||| Gesù torna tra la sua gente. Egli, come sempre, nulla lascia di intentato affinché, anche dopo uno sdegnoso rifiuto, sia poi accolto ed ascoltato. E finalmente sgorga la gioia nei suoi compaesani. Egli un giorno pregherà dicendo: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. L’incontro personale con Cristo, le sue parole, i suoi prodigi, le verità che egli infonde in noi, la sua stessa persona, è sempre per noi fonte di vera gioia. Egli è colui che ci salva, ci libera da nostri mali, ci guarisce nel corpo e nello spirito, è la fonte della vera gioia cristiana. Ci stiamo preparando ad una vera e propria esplosione di gioia; avverrà sul monte, dopo una tragica passione, dopo i tormenti della morte: un sepolcro vuoto e il Vivente che annunzia a tutti la sua pace. “Pace e gioia” è il saluto dei credenti, è un annuncio pasquale, è un atto di fede nel Risorto. Le parole di Gesù: «Tuo figlio vive!», noi le accogliamo in questo giorno, come se fossero rivolte, non tanto al funzionario del Re, ma alla nostra madre Chiesa. A lei Cristo sta dando l’annuncio della nostra guarigione, noi ci sentiamo guariti, noi ci vediamo confermati nella fede, rafforzati nella fiducia e nella speranza. Così impariamo ad entrare nelle parole di Dio, a sentirci coinvolti e protagonisti: siamo noi i destinatari e i beneficiari dei suoi prodigi, noi ci sentiamo guariti, vivi e pervasi di gioia. C’è tanta tristezza nel nostro mondo, è una gramigna disseminata da satana e per questo il buon seme rischia di restarne soffocato, la fede illanguidita e lo sguardo incollato ad un sepolcro. La fede nella risurrezione viene relegata nell’inconscio ed emergono forti i pensieri di morte che diventano generatori di paure. Gesù per questo ci ripete i motivi della gioia e la certezza della vita: “Va, tuo figlio vive!…”. […]

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Vangelo del giorno : 2018-03-12 – Vangelo di lunedi’

Is 65, 17-21; Sal.29; Gv 4, 43-54. ||| In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. […]