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Vangelo del giorno : 2018-03-06 – Commento di martedi’

Dio è fedele, per sempre. ||| La preghiera di Azarìa, della prima lettura, Azarìa, immerso nel fuoco, è una invocazione al Signore: non rompere l’alleanza, non ritirare la sua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, di Israele tuo santo. In conclusione, si afferma “ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto…, da’ gloria al tuo Nome”. La fedeltà di Dio non viene mai meno. Da salmo penitenziale, questa preghiera si evolve in un inno di lode alla potenza di Dio e alla sua misericordia. Sottolinea che il Signore è sempre vicino ai peccatori: Invochiamolo: “Ricòrdati, Signore della tua misericordia”. Nella stessa linea è anche il Vangelo. Il testo di Matteo è importante. Per spiegare il dovere di perdonare senza limiti, Gesù propone la parabola dei servi debitori che avrebbero dovuto accettare il condono. Il racconto presenta tre ritratti: un incontro positivo del servo debitore con il re, un incontro negativo con un altro servo debitore, un ultimo incontro tra il re e il servo malvagio. Dal racconto, Pietro e gli altri discepoli devono capire la conclusione: “Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. Il racconto iniziale è rovesciato. Infatti, la domanda era “quante volte dovrò perdonare ai mio fratello, se pecca contro di me?”. La risposta è inattesa: Non prendiamoci come criterio di riferimento, ma alziamo lo sguardo: Dio Padre stesso vi perdonerà se sarete capaci di perdonare. “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. In fondo, il perdono divino è la manifestazione della fedeltà di Dio all’alleanza: un’alleanza di perdono e di salvezza. In Quaresima, la riflessione sulla riconciliazione ci orienta verso l’atteggiamento positivo di Dio, in relazione alla generosità umana, tutta da realizzare. […]

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Vangelo del giorno : 2018-03-06 – Vangelo di martedi’

Dn 3, 25. 34-43; Sal.24; Mt 18, 21-35. ||| In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». […]